A partire dal 9 dicembre prossimo prendono avvio i test di conoscenza della lingua italiana, necessari per ottenere il permesso di soggiorno CE.
Si dà attuazione in questo modo a quanto previsto dall'art 9 del Testo Unico (cfr scheda tecnica). Si tratta di norme ispirate da una visione securitaria dell'immigrazione che vede gli immigrati solo come necessaria e "provvisoria" forza lavoro.
All'interno di questa visione, l'acquisizione di un livello (basso) di conoscenza dell'italiano nonché il cosiddetto “orientamento civico” non sono orientati a promuovere davvero inclusione, bensì a controllare, testandolo, il grado di propensione del singolo immigrato ad un processo solamente assimilatorio.
Un provvedimento finalizzato ad una reale integrazione avrebbe valorizzato compiutamente il ruolo della scuola pubblica.
È infatti la scuola pubblica, per gli adulti immigrati attraverso i CTP/CPIA, l'istituzione deputata a garantire il diritto all'istruzione e la piena fruizione dei diritti di cittadinanza attiva. Nella scuola viene insegnata la "lingua per comunicare" e insieme viene promossa la conoscenza dei valori costituzionali, delle principali istituzioni, delle regole di convivenza del nostro Paese. In genere si cerca di farlo nel rispetto, nel riconoscimento e nella valorizzazione delle diverse identità e culture.
Non sembra davvero essere questo l'obiettivo del provvedimento che avvia i test di lingua.
Ciò nondimeno, è stato fatto un Accordo quadro tra Interni e MIUR poiché, anche solo per somministrare i test di apprendimento linguistico, c'è bisogno della scuola, cioè di una istituzione diffusa in tutto il territorio nazionale: in ogni caso la scuola pubblica è necessaria per il governo delle politiche sull'immigrazione!
Anche da questo punto di vista, emerge la miopia e l'inadeguatezza del regolamento di riorganizzazione dei CTP e dei corsi serali in Centri per l'Istruzione degli adulti, oramai in via di approvazione. Paradossalmente l'ultima versione del regolamento, come la FLC CGIL ha denunciato, rischia di espungere dai CTP/CPIA proprio l'insegnamento agli immigrati dell'italiano L2 non finalizzato all'acquisizione di un titolo di studio. Una contraddizione che esige la modifica del testo del regolamento accogliendo le proposte (unitarie peraltro) presentate dalla FLC CGIL anche in sede di audizione parlamentare.
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